Le fonti documentarie storiche, letterarie, epigrafe ed archeologiche – nonché la sopravvivenza della toponomastica correlate ai vari momenti di formazione linguistica sono disomogenee e rendono frammentaria e ipotetica la ricostruzione dei percorsi. Tratti di strade e strutture ad esse strettamente connesse – quali cippi, miliari, ponti, mansiones – le stesse aree urbane e le necropoli dislocate secondo allineamenti costituiscono anche in Liguria le testimonianze più evidenti dell’esistenza di opere viarie.

La costruzione di vie regolari di comunicazione terrestre era così difficoltoso da preferirsi le vie marittimi e fluviali. Tuttavia, già prima dell’intervento romano, esistevano in Liguria vie di comunicazione interna, sotto forma di sentieri o viottoli, che assicuravano collegamenti militari e commerciali fra le varie tribù liguri: le fonti letterarie ci confermano, per esempio, l’esistenza, nella Liguria pre-romana, della mitica Via Eraclea, che Ercole avrebbe aperto nelle Alpi marittime per collegare l’Italia alla Gallia. Dopo la conquista della Liguria, i romani migliorano decisamente i sentieri trasformandoli in veri assi viari fondamentali per spostamento di truppe militari e di rapporti commerciali con la popolazione ligure.

“L’ Itinerarium”

La conquista e la presenza dei Romani dal II secolo a.C. hanno determinato anche per il mondo ligure un fenomeno di acculturazione, vale a dire il progressivo assorbimento da parte delle comunità locali dei modelli organizzativi imposti dal vincitore. In tale processo è stato rilevante il contributo delle opere viarie che, per quanto riguarda la Liguria costiera, conseguirono con l’apertura dell’ultimo asse stradale di grande pianificazione, vale a dire della Iulia Augusta nel 13 a.C., il pieno inserimento del territorio tra l’area medio tirrenica, l’entroterra ligure e padano, la Gallia Narbonense.

A nord oltre gli Appennini funzionava una rete stradale che garantiva i collegamenti tra la zona transalpina e la pianura padana, come dimostra anche l’Itinerarium a Gades Romam iscritto sui quattro bicchieri d’argento di Vicarello (Bracciano) rinvenuti nel 1852 nel ricchissimo deposito votivo presso le sorgenti salutari dell’Aquae Apollinares Novae.

Itinerarium : tale termine in età antica designava sia vere e proprie carte stradali (itineraria picta), sia semplici guide stradali (itineraria adnotata), che riportano nomi di località e relative distanze. Tra i primi l’unico conservato è la Tabula Peutingeriana, mentre tra i secondi si possono ricordare l’Itinerarium Antonini (III secolo d.C.), l’Itinerarium Hierosolimitanum (da Bordeaux a Gerusalemme), l’Itinerarium Maritimum e i vasi d’argento di Vicarello, quest’ultimi recanti inscritto l’itinerario completo da Gades in Spagna a Roma con l’indicazione di tutte le stazioni e le distanze.

Le vie Romane nei suoi aspetti storico-culturali

La viabilità romana è l’asse portante del nostro sistema stradale attuale, supporto della viabilità che noi oggi ancora usiamo e che ha condizionato l’assetto insediativo del territorio ma, soprattutto, ha segnato profondamente la storia della Liguria.

Ricostruire il tracciato originale è molto problematico data la variazione che ha subito gà in età romana. Oggi quel che resta delle strade antiche non è infatti il frutto di una creazione unica nel tempo ma il risultato di un ininterrotto apporto di restauri, rifacimenti o variazioni, che hanno consentito il protrarsi dell’utilizzo della strada stessa per tanti secoli nel lungo arco dell’età antica.

Sono da considerare importanti, e dal valore unico, le testimonianze materiali di opere stradali romane sopravissute fino a noi quali alcuni ponti, che costituiscono una delle prove primarie per riconoscere l’identità del tracciato viario (la serie di ponti presenti nella Riviera di Ponente, in particolare i ponti della Val Ponci e della Val Quazzola relativi alla Via Iulia Augusta), alcuni tratti del percorso lastricato con basoli o glareato, alcuni cippi militari, rinvenuti non in sito, i quali sono tanto importanti se riconosciuti nel loro luogo esatto di provenienza, nel qual caso divengono una precisa attestazione del percorso nel computo delle distanze.

Altre prove sull’esistenza delle vie, sono gli edifici antichi che documentano, a lato del tracciato, le stazioni di sosta e le necropoli sempre collocate lungo le strade nei pressi dei centri urbani.

Assi Viari

Premessa

Dell’esistenza di una viabilità romana lungo il litorale ligure orientale si apprende da più notizie delle fonti storiche, greche e romane, quando riferiscono di episodi del mito o quando trattano dell’espansionismo romano verso le terre occidentali, ma anche da altri documenti quali gli itinerari e i portolani, che elencano le stationes e le mansiones toccate dalle strade e ne riportano le distanze da Roma.

Esistono varie fonti storiche antiche:

  • Diodoro Siculo (IV 19,4), dice che Eracle, dopo aver sottratto i buoi a Gerione, essendo passato attraverso il territorio sia dei Liguri che dei Tirreni, giunto presso il fiume Tevere si accampò dove ora sorge la città di Roma. Questo cammino attraverso la Liguria, chiamato Via Heraclea dagli scrittori antichi, è una strada del tempo del mito, che ci ricorda però l’esistenza di una via di comunicazione e di transito attiva già in età remota necessaria ai commerci e agli scambi fra le popolazioni indigene e gli emporia e le colonie greche di questo lembo occidentale del Mediterraneo.
  • Tito Livio (XXXII, 29, 6), apprendiamo che il console Quinto Minucio Termo, condotto l’esercito a Genova, cominciò la campagna contro i Galli Cisalpini dal territoio dei Liguri: è il 197 a.C. Tito Livio (XXXII, 8, 5) dice che Catone partì dal portus Lunae con venticinque navi da guerra, pronte per la spedizione in Spagna contro i Cartaginesi, e che l’esercito lo raggiunse nello stesso porto: è il 195 a.C.

Dalle notizie tramandateci, si può intuire che una viabilità ad uso militare fosse attiva,per consentire le operazioni belliche e le comunicazioni, già nei primi anni del II secolo a.C., in piena fase espansionistica romana verso le terre nord occidentali, un secolo dopo le prime guerre contro i Galli (284-282 a.C.) e dopo l’arrivo di Annibale in Italia (218 a.C.), e nel momento in cui cominciano a definirsi i duri conflitti con le tribù liguri, che si concluderanno vittoriosamente per gli eserciti romani, in questa parte della Liguria, solo la metà del secolo, in seguito a distruzioni, stragi e deportazioni.


Liguria di Levante

Via Aurelia

Nel 155 a.C. il console M.Claudio Marcello, dopo decenni di combattimenti logoranti, vince i Liguri Apuani e celebra il trionfo (vedere articolo sui Liguri). L’insediamento di Luna è presente da ormai vent’anni sulla riva sinistra del fiume Magra.

Verso il 150 a.C. la vasta regione a sud del Po, è ormai sotto il saldo dominio romano e diventa oggetto di un capillare intervento di romanizzazione, e la realizzazione di una rete stradale è uno degli aspetti più importanti.

la “via publica

Proprio per via di questa nuova politica espansionistica occidentale di Roma si rende necessaria, dopo la conquistica dell’Etruria costiera nel 280 a.C., la costruzione di una via publica lungo il litorale tirrenico-ligure con insediamento di colonie. Per i romani è una decisa scelta strategica per avanzare verso la Spagna e la Gallia Narbonese.

Si realizza così il primo tratto della via Aurelia, che recenti studi hanno identificato con l’Aurelia vetus, strada di arroccamento costiero, che da Roma raggiungeva Pisae (Pisa), porto e base militare: la sua costruzione è attribuita a C. Aurelio Cotta, console nel 241 a.C.

Luni. Lapidario Lunese. Elogium su cimasa di base in marmo lunense, che ricorda Claudio Marcello, console per la seconda volta, che celebrò il trionfo sui Liguri

L’Aurelia nova (Luna-Genova)

Dopo la fine della Prima guerra punica, Roma vide la necessità di ampliare la Via Aurelia, nell’ambito delle operazioni militari contro i Galli e i Liguri Occidentali e gli Apuani che ancora resistevano al dominio romano.

Questo tratto nominato l’Aurelia nova viene realizzato nel 200 a.C. che da Lunae (Luna) raggiungeva Genua (Genova), che costituiva la terza base navale più avanzata in occidente insieme a Pisa e Luna, nel cuore del terrtorio ligure, civitas foederata e da sempre fedele a Roma.


Liguria Centrale

La Via Postumia

Cartografia che mostra il tratto della Via Aurelia costiera e la Via Postumia che collega Genova all’Appennino e alla Val Padana

Nel 148 a.C., ad opera del console Spurio Postumio Albino, fu realizzata la via Postumia, operazione fondamentale della strategia romana di conquista del Nord d’Italia, che comportò la fondazione di nuove città, riorganizzazione della rete stradale e la centuriazione di estesi territori.

Miliario di Spurio Postumio Albino, rinvenuto nei pressi di Verona, si trova nella sentenza emessa del 117 a.C. dai giudici di Roma, i fratelli Quinto e Marco Minucii Rufi (Sententia Minuciorum), per risolvere una vertenza confinaria fra i Genuates e i Viturii Langenes, trascritta nella nota Tavola del Polcevera.

La via Postumia collegava Genova con Aquileia (vicino a Trieste), fondata nel 181 a.C., attraversando trasversalmente la Pianura Padana e congiungendo quindi il Tirreno con l’Adriatico, definita in gergo militare “strada di arroccamento“.

Verona, Corso Cavour (Già Via Castelvecchio) l’antica Via Postumia.

Anche se costruzione della via Postumia fu motivata da scopi militari come il resto degli assi viari romani, è indubitabile che la via funzionò anche come veicolo per la diffusione della romanizzazione, favorendo la diffusione capillare di tecniche edilizie ed artigianali, culti e costumi e quindi allo stile di vita romano.


Liguria di Ponente

Via Aemilia Scauri (Genova-Vado Ligure-Tortona)

Intorno al 115 a.C. – secondo il geografo greco Strabone (V I, 11) – il console Marco Emilio Scauro ( fra il 115 a.C. e il 109 a.C., anno della censura che prova l’esistenza della via), costruì una via che da Pisae e Luna giungeva a Dertona (Tortona) attraverso il paese dei Sabazi (Vada Sabatia, oggi Vado Ligure, a occidente di Genova). La via prese il nome del console e venne battezza Via Aemilia Scauri (che poi diventerà Via Julia Augusta). Da Vada Sabatia poi piegava verso l’interno toccando inizialmente Aquae Statiellare (Acqui Terme) Dertona (Tortona) e Placentia (Piacenza)e raccordandosi con la preesistente viabilità in Cisalpina.

Il tracciato

Inizialmente il tracciato, che collegava Acqui Terme con Vado Ligure, pianeggiante seguiva il corso della Bormida di Spigno; lasciata Spigno Monferrato, la strada entrava negli attuali confini liguri presso Piana Crixia (Crixia) secondo la Tabula Pentigeriana. Successivamente il percorso principale si portava lungo il corso della Bormida di Pallare, toccando Bragno, dove fu rinvenuta una sepoltura, probabilmente Ferrania e successivamente Altare.

L’asperità di questo tratto di costa, dominato dal massiccio del Beigua e movimentato, sul versante marino, da profonde incisioni vallive solcate da fiumi perpendicolari al litorale, era nota agli autori antichi, tanto che alcuni ritenevano che gli Appennini iniziassero tra Genova e Vado e le Alpi a Vado.

La via lungo il litorale

Ricostruire il tracciato stradale costiero da Genova a Vada Sabatia, secondo Strabone (IV 6,1) – geografo e storico di origine greca vissuto sotto Augusto e Tiberio -, distava 33 miglia romane (circa 48,84 km) e risulta particolarmente difficile perché citata solo nella Tabula Peutingeriana, la cui decifrazione è particolarmente problematica.

Per l’età romana l’Itinerario marittimo cita solo i due porti di Genova e Vado. La Tabula Peutingeriana cita anche le seguenti località, da levante:

  • Genua (Genova),
  • Ad Figlinas (Fegino),
  • Hasta (Arenzano),
  • Alba Docilia/Decelia/Delicia (Albisola),
  • Ad Navalia – Varagine (Varazze),
  • un vicus (Vico Virginis) – forse Legino
  • Vada Sabatia/o Vadis Sobates (Vado Ligure),
  • Albingaunum (Albenga),
  • Lucus Bormani (Diano Marina),
  • Costa Bellene (Costiera presso Riva-Arma di Taggia)
  • Albintimilium (Ventimiglia),
  • In Alpe Maritima (Trofeo di Augusto, eretto tra il 6 e 7 a.C.),
  • Cemenelum (Presso Nizza), ecc

La viabilità romana a Savona

Tra Albisola e Savona non sono noti resti della viabilità antica. Tuttavia è doveroso citare che, nella piana tra i torrenti Riobasco e Sansobbia, gli scavi ottocenteschi ad opera di Don G. Schiappapietra, parroco della chiesa di San Nicolò, hanno portato alla luce in località San Pietro – tra Albisola Capo e Superiore – una vasta villa rustico-residenziale (Domus) di età imperiale romana.


La villa romana di San Pietro ad Albisola

le rovine della villa romana a San Pietro

L’area archeologica presso la chiesa di San Pietro è presumibilmente una vasta villa di età imperiale romana. Univa caratteristiche di dimora residenziale con strutture e servizi produttivi tipici della azienda agricola. Era composta da un settore rustico-artigianale, settore termale oltre al nucleo abitativo. Allo stato delle ricerche, non sono ancora ben noti i limiti del complesso, che raggiunge una superficie di 9000 mq.

Parte del nucleo abitativo e dell’impianto termale – zona oggi mantenuta a verde – è attualmente visibile nel piazzale antistante la stazione ferroviaria di Albisola, un tratto del settore rustico è conservato sotto il portico a fianco della stazione stessa, mentre i resti murari esistenti sotto la piazza sono resi leggibili grazie al tracciato planimetrico, riportato mediante strisce di travertino sulla pavimentazione.

planimetria della villa romana

Ritrovamenti nelle vicinanze suggeriscono una frequentazione anche preromana successivamente a quella romana, presso la chiesa di San Nicolò, che nel XI-XII secolo, sostituì la primitiva parrocchia di San Pietro. Adiacente si svilupperà l’abitato medievale, disposto lungo la dorsale costituita da una via denominata Emilia che attualmente si immette nella arteria verso Luceto-Ellera-Stella.


Lavagnola, l’antico nome del Letimbro

Valicato il Sansobbia, secondo una radicata tradizione, la strada romana, attraverso la località Bruciati e il rio Termine, si sarebbe portata in direzione di Savona, sempre mantenendosi più interna rispetto alla costa ed evitando pertanto la Marina, per raggiungere l’antico abitato di Lavagnola, oggi quartiere incluso, dopo lo sviluppo urbanistico a cavallo tra Ottocento e primi decenni del Novecento, nella periferia di Savona. Nei pressi del ponte medievale che valica il Letimbro si innestava la viabilità primaria che per tutto il Medioevo e l’eta moderna costituì il collegamento tra la costa savonese, la Val Bormida e il Piemonte, passando alle pendici del Colle Cantagalletto e toccando il Santuario.

Lavagnola nella prima metà del Novecento, si può notare il ponte di età medievale perfettamente conservato presente ancora oggi, resistendo a intemperie e alluvioni.

A questo proposito, occorre ricordare che la denominazione antica del fiume savonese, antecedente l’erudita definizione proposta dal Chiabrera di Letimbro – Laetus Imber, fiume lieto e pulito – , era Lavagna o Lavagnola, idronimo per il quale la Petracco Siccardi ipotizza un collegamento con il Labonia, indicato però sulla Tabula Peutingeriana presso ad Navalia (Varazze).

La via per la Val Padana, la Iulia Augusta

Il potenziamento del raccordo Dertona-Vado, creando così la Via Iulia Augusta (prima Aemilia Scauri), determina l’incanalamento preferenziale dei traffici dalla Padana verso la Liguria di Ponente e la Gallia e la conseguente minore frequentazione del disagevole percorso Genova – Vado e della stessa Postumia, almeno in età imperiale, causando un periodo di crisi per gli insediamenti con scarsi scambi commerciali.

La Pautingeriana evidenzia come in prossimità di Vadis Sabates (Vado Ligure) avvenisse la connessione tra due arterie, la litoranea proveniente da Vico Virginis (forse Legino) e il tratto in direzione della Val Bormida e dell’oltregiogo;


La Via Iulia Augusta (Ventimiglia-Tortona)

Realizzata per volere di Augusto fra il 13 ed il 12 a.C., la via Iulia Augusta metteva in comunicazione la pianura padana con la Gallia meridionale attraverso la riviera occidentale della Liguria.

La costruzione della strada, come detto in precedenza per scopi militari, coincide con la pacificazione del confine occidentale d’Italia e la definitiva sottomissione delle popolazioni alpine a Roma.

esempio di cippo miliare del 22 a.C. della Via Salaria

I cippi militari della via Iulia Augusta dimostrano che la strada, più volte restaurata sotto i successori di Augusto, si snodano dal fiume Trebbia fino al Varo ricalcando in parte percorsi più antichi, come la via Postumia, nel tratto tra Piacenza (Placentia) e Tortona (Dertona) e Vado Ligure (Vada Sabatia). Numerosi in territorio francese, i miliari ancora conservati in Liguria assommano a cinque esemplari, rinvenuti rispettivamente a Varigotti, Chiappa (San Bartolomeo al Mare) e Ventimiglia.

Il tratto da Vado Ligure alla Val Padana

La Iulia Augusta venne principalmente costruita per contrastare e invadere i territori dei barbari nella Gallia Cisalpina . Il percorso a grandi linee, è individuabile grazie alla Tabula Peutingeriana, che nominano Crixia (Piana Crixia), Canalicum (Vicino a Cairo Montenotte)e Vada Sabatia (Vado Ligure). Questo riconosciuto dalle emergenze archeologiche evidenti e dall’orografia del territorio che porta ad una evidente scelta di costruire i percorsi lungo i solchi naturali e le valli fluviali.

Le soluzioni adottate dai costruttori romani per superare i numerosi ostacoli consentono tuttavia di riconoscere con certezza alcuni tratti della viabilità antica; sono infatti numerosi i resti di ponti conservati nella valle tra Cadibona e Quiliano (Rio Tecci); i ponti in totale rimasti sono cinque, di cui due ancora transitabili e gli altri individuati a livello di rudere.

Il collegamento iniziale

Inizialmente la via Aemila Scauri collegava Acqui con Vado Ligure, attraverso un tracciato che seguiva il corso della Bormida di Pallare, toccando Bragno, dove fu rinvenuta una sepoltura, probabilmente il borgo di Ferrania e successivamente Altare. Presso le bocchette di Altare, punto di incontro delle Alpi con gli Appennini, aveva inizio uno dei tratti più impervi di tutta la viabilità romana della IX Regio – Liguria: abbandonato il tracciato agevole e pianeggiante tra colline e campagne, insediamenti rurali e nuclei urbani, che caratterizzava il percorso tra Acqui Terme e Cairo, dal Colle di Cadibona.

La strada acquistava infatti spiccate caratteristiche montane e affrontava accentuati dislivelli di quota per superare corsi d’acqua dal regime torrentizio poco controllabile lungo le valli aspre e scoscese afferenti alla Val Quazzola. Anche se il tratto era assai difficoltoso era comunque vantaggioso in termini di tempo, rispetto il lungo percorso litoraneo scendendo da Genova.

Il potenziamento del tratto, da Aemila Scauri a Iulia Augusta

Dal Trebbia, passando per Tortona (Dertona) ed Acqui Terme (Aquae Statiellae), la via Iulia Augusta, attraverso la Val Bormida, raggiungeva la costa a Vado e proseguiva con un tracciato per lo più litoraneo in direzione del fiume Varo e della Provenza. Lungo il percorso stradale, dal confine con il Piemonte fino a Ventimiglia (Albintimilium), le fonti itinerarie antiche indicano numerose stazioni di sosta. Oltre agli importanti centri urbani di Vada Sabatia, Albingaunum e Albintimilium, riconosciamo le mansiones di Crixia (Piana Crixia), Canalicum (presso Cairo Montenotte), Pullopice, Lucus Bormani (San Bartolomeo al Mare- Diano Marina), Costa Balenae (Riva Ligure).

Collegando così tutti i principali centri romani della riviera di Ponente da Vado Ligure fino ad Albintimilium (Ventimiglia), con un percorso quasi sempre parallelo alla costa, la via Iulia Augusta costitutiva la spina dorsale della viabilità della Liguria occidentale.

Negli Itinerari stradali, a partire dalla tarda età imperiale, il percorso litoraneo della via Iulia Augusta viene assimilato alla via Aurelia, nome tradizionalmente attribuito, fino ai giorni nostri, alla viabilità costiera di origine antica.

Conclusione

Le fonti storiche e le testimonianze materiale sopravvissute fino a noi non sono comunque interpretabili per definire un chiaro percorso delle vie romane, alcune delle quali non è escluso che siano rimaste in uso solo per breve tempo, sostituite poi da percorsi resi più agevoli. E’ comunque certo che l’impatto degli assi viari romani sulla storia della Liguria sia stato di rilevante importanza.

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